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Modello teorico di riferimento

FUNZIONALISMO ENERGETICO

Il Funzionalismo Energetico elaborato da Francesco Dragotto, origina dalla Vegetoterapia Carattero-Analitica, sistematizzata da Federico Navarro, integrando questa prassi psicoterapeutica con le conoscenze dell’embriologia e della fisiologia intrauterina e post-natale.

Teoria del Campo
Il Funzionalismo Energetico si basa sulla concezione dell’essere umano come campo energetico vivente che ha una sua definizione data, non tanto dalla pelle, quanto piuttosto dalla pulsazione: cioè dalla capacità di vibrare in un movimento alternato di espansione e contrazione.
Quando due campi - padre e madre - si incontrano sessualmente ed energeticamente in un atto di amore, avviene quella che Reich definisce la “luminazione”. In questo incontro avviene una migrazione di energia da un campo all’altro: gli spermatozoi del padre verso l’ovulo della madre dal cui incontro sarà concepito un “terzo campo” energetico. A noi piace dire che 1+1 non fa 2 ma, in questo caso, fa 3: il feto sarà un terzo, e non la somma delle due parti, perché avrà da subito un suo campo energetico, anche se dipendente dal campo madre.
Inizia così per questo nuovo terzo campo la cosiddetta fase “autogena” durante la quale viaggia da solo per 7/10 giorni nell’utero della madre, vive con le energie che ha ricevuto, poi si annida, si moltiplica e cresce. Crea il suo cordone ombelicale, la placenta e i villi che lo mettono in contatto con la madre e con tutto ciò che gli serve.
Quindi il feto è un’unità diversa, fatta dalla quantità e dalla qualità di due energie (23+23) che sono il DNA di entrambi i genitori. In un secondo momento questo terzo passerà dallo stato di embrione allo stato di feto, vivrà in relazione con la madre e non solo, perché a sua volta, la madre è in relazione con altri campi, specialmente con il campo padre, anch’esso energeticamente presente sin dall’inizio.

Circolarità dei tre campi
L’armonizzazione dei tre campi – padre/madre/figlio – consente alla madre di non caricarsi emotivamente della relazione, di restare donna e non solo madre; al padre di relazionarsi con questo figlio non come mammo ma con la tenerezza di un padre, senza temere di essere escluso o usurpato (Edipo), al figlio di definirsi come campo separato e allo stesso tempo in una comunicazione affettiva funzionale con gli altri campi.

Le tendenze energetiche
Nel periodo intrauterino e in relazione al campo utero si organizzano le tendenze energetiche di un campo. Le tendenze sono tre: pulsativa, centripeta e centrifuga.
Se il campo materno pulsa in un’onda di andata e ritorno, il suo campo sarà definito e lo sarà anche quello del feto che porta in grembo.
Se il campo materno è espanso, teso, senza limiti, ci sarà una dispersione: il feto potrà rispondere a tale situazione energetica sia contraendosi per non essere invaso, sia espandendosi per incontrare il campo della madre.
Se il campo materno è ristretto chiuso, spaventato, incapace di accettare il movimento vitale che l’attraversa, anche il movimento del feto sarà contratto perché spaventato o espanso nel tentativo di fuga da una penosa condizione di immobilità.
La tendenza centripeta è quella tendenza a ritirarsi verso il nucleo e al permanere una contrazione. Centrifuga è quella tendenza a espandersi ai bordi del campo, in uno stato di eccitazione tensione senza ritorno. La tendenza del campo se rafforzata nella relazione con il mondo e con gli altri campi diventerà il carattere dell’individuo e nel suo equivalente fisico la corazza. Quest’ultima non è altro che l’energia del nucleo deviata nella muscolarità.

Teoria delle tre funzioni
Nel Funzionlismo Energetico si passa dall’idea di un corpo segmentato in 7 livelli all’idea di un campo che li contiene e di tre funzioni che li/o attraversano.
Nel campo Francesco Dragotto ha individuato tre funzioni: esistere, essere e relazionarsi.

  • La Funzione dell’Esistere (o respiratoria) è collocata lungo l’asse respiratorio e coincide con la funzione primaria della respirazione diaframmatica. In realtà la respirazione spesso è a carico della corazza cioè per respirare usiamo la muscolatura secondaria del torace e della pancia. La respirazione che il nostro modello privilegia è la respirazione nasale/diaframmatica, e traccia una linea di riferimento del movimento energetico che dal naso scorre lungo l’asse principale del nostro corpo (spina dorsale), fino al coccige, lungo le gambe fino ai piedi. Il movimento del diaframma che è in parte volontario e in parte involontario, ha 2 funzioni, una respiratoria e l’altra è quella di mobiliate l’energia di scorrimento e di farci sentire l’onda pulsativa di tutto il corpo.
  • Funzione dell’Essere (o oculare). Percepiamo di esistere dal momento che respiriamo ma la coscienza di questo sta nei nostri occhi. Non ci riferiamo ad una coscienza corticale o ad occhi intesi solo come organi, bensì a una funzione più profonda che attiviamo nella prassi terapeutica facendo nascere dai piedi, attraverso la spina dorsale, i fili profondi degli occhi. Dunque il movimento di coscienza degli occhi implica il movimento energetico di tutto il campo. L’esistere e l’essere sono individuati lungo la spina dorsale, struttura ossea portante e centro di innervazioni.
  • Funzione orale (o del relazionarsi). Coinvolge la parte frontale del nostro essere deputata alle relazioni. La bocca è il primo anello di comunicazione interattiva con la madre prima e con il mondo poi. Il primo movimento “ad”, io verso il mondo e “in”, il mondo verso di me. La bocca sta nel secondo livello ma se consideriamo le funzioni, ci accorgiamo che la funzione orale è presente in tutti e sette i livelli. Il bambino infatti prende il latte dalla bocca e dalla bocca partono le onde di piacere che scorrono in tutto il suo corpo. Intanto questo latte attraverso la cavità orale sarà trasformato digerito ed evacuato. Orale e anale in quest’ottica fanno parte di un unico processo e di un'unica funzione.
Teoria del Principio Paterno
Il Principio Paterno rappresenta una funzione, presente in ciascuno di noi, che indica il percorso di nascita permanente che l’individuo compie, sia a livello energetico, sia psicologico, sia a livello esistenziale, per nascere dall’utero materno prima, dalla famiglia poi, ed entrare nella società, per divenire Persona dell’Umanità.
Il Principio Paterno dunque indica la via per uscire, per definirsi, trovare una propria identità che si nutre delle relazioni tra i campi familiari ma che anche capace di compiere un processo di separazione e di ricerca di un proprio Sé, definito ma non rigido, in comunicazione affettiva con il mondo delle relazioni familiari e sociali.
Così come il padre ci ricorda che possiamo abbandonarci al piacere del contatto con la madre perché c’è un “fuori” che ci attende, il Principio Paterno ci ricorda che possiamo abbandonarci al piacere di intense relazioni affettive senza perdere la nostra identità che è definita dalla nostra pulsazione vitale.
Se il Principio Paterno risulta deficitario, c’è il rischio che la persona non venga mai alla luce perché rimane intrappolata nell’utero materno.
Le attuali condizioni psicosociali e politiche evidenziano come ci troviamo in presenza di condizioni di deficit di massa del Principio Paterno (confronta con la Peste Emozionale di W. Reich), tanto da poter definire l’attuale società come una “società di non nati”.